Ad Ottobre è tempo di benessere… trattare il dolore psichico
Molte persone si sentono ripetere che non possono avere problemi perché hanno tutto, casa, lavoro, famiglia. L’idea di lamentarsi per nulla finisce per aumentare il disagio e fa sentire le persone sempre più inadeguate e in colpa. “Con tutto quello che le persone intorno danno e fanno per me mi sento male e mi lamento?” Una persona che ha tutto deve stare bene! Altrimenti è ingrata. Se manca qualcosa un po’ di sofferenza è concessa, ma è opinione comune che basta allora un po’ di forza di volontà per risolvere.I problemi li hanno tutti, no?
In effetti il primo problema del dolore psichico è che non si vede, perché i nostri pensieri, le nostre emozioni, non sono qualcosa di concreto che si può vedere, toccare, appartengono ad una dimensione astratta. Il disagio non si vede ma è estremamente doloroso da vivere. Si tratta di situazioni in cui il soggetto sente di non riuscire a godere dell’esistenza, a provare piacere, ad usufruire delle proprie risorse. Si sente disturbato da pensieri che non vorrebbe avere. Si trova ad agire come non vorrebbe. Dinamiche e impulsi distruttivi sembrano avere il sopravvento. Situazioni in cui tutto dovrebbe sembrare perfetto sono fonte di sofferenza. Quelli che l’individuo ritiene essere i suoi desideri provocano ansia, paura, blocco fisico e/o psicologico. I conflitti sono incomprensibili per chi li vive. Il senso di inutilità può essere devastante. In alcuni casi il disagio è così profondo da bloccare potentemente l’esistenza. In altri sono i disturbi somatici a prevalere. Ma il nostro tipo di società sembra dar poco spazio a tali vissuti.
Chiunque oggi, certamente affermerebbe che mantenersi in forma è importante, mangiar bene, dormire bene, fare sport. Nessuno trova strano un individuo che va in palestra tre volte alla settimana o anche a correre tutti i giorni. Il corpo ha bisogno di allenamento per mantenersi in salute.Per quanto riguarda la psiche invece vige l’assurda idea che non sia necessario occuparsene, che è vergogna a rivolgersi a un terapeuta, e cosi la persona lo fa solo quando ha sofferto per anni cercando i rimedi più disparati.
Allo psicologo chiede un qualche rimedio concreto, veloce, una sorta di intervento chirurgico che porti via il sintomo o la “cosa” che fa male. Per alcuni è così difficile poter credere (o far capire agli altri) di avere un problema psicologico che arrivano a trasformarlo in un problema che sembra fisico.
Uno dei primi ostacoli nell’affrontare una terapia psicologica è l’assunzione di responsabilità, decidere di occuparsi di sè stesso, prendere coscienza che “sè stesso” è anche un mondo interiore fatto di moltissime cose che possono non piacere e diverse dall’immagine idealizzata e favolistica che ci si era costruiti di sé.Prendere coscienza che dentro di noi siamo anche cattivi, invidiosi, vendicativi, gelosi, competitivi, indifferenti…
Iniziare una terapia significa decidere di scoprire davvero come si è, trovare il modo di guardare a sè stessi e alla propria esistenza da un altro vertice, e spesso il sintomo è la spinta a questa necessaria rivelazione.
Quindi la prima scoperta che una persona che inizia una terapia fa è che i SINTOMI non verranno asportati e buttati via ma che dovranno essere decodificati.Che sono dei messaggi che arrivano dalla parte più profonda della psiche e servono a costringere l’individuo a fermarsi e a cominciare a pensare che qualcosa non funziona nel modo in cui ha deciso di costruire e condurre la sua esistenza.
Togliere il sintomo rapidamente, potrebbe dar luogo alla nascita di nuovi sintomi perché non si è arrivati alla radice del disagio.
Una scoperta che si fa in psicoterapia è che la famosa forza di volontà è semplicemente un meccanismo difensivo con cui il soggetto cerca di evitare qualcosa di spiacevole riguardo a sé stesso.E che accanto alla volontà di guarire ce ne è almeno un’altra: la volontà inconscia che costringe le persone a fare (continuamente e ripetitivamente) tutto quello che crede di non volere. E questo conflitto, giocato su un piano inconscio ha come effetto lo spreco della propria energia psichica… stanchezza, mancanza di forza, perdita di memoria, insonnia, mancanza di concentrazione, assenza di desiderio…
E uno dei primi obiettivi della psicoterapia è recuperare il proprio capitale (psichico) per poterlo investire nella realizzazione dei propri obiettivi. Autentici
La psiche ha bisogno di personal trainer ancora più del corpo. E nessuno ce la può fare da solo, quando si è immersi nel problema, quando si è parte attiva nel determinarlo, è proprio impossibile riuscire a risolverlo.
Terapia individuale e terapia di gruppo
Quando si intraprende unapsicoterapia individuale il terapeuta aiuta il paziente a vedere e a diventare cosciente dei suoi conflitti, delle sue contraddizioni, a scoprire che cosa in realtà fa per impedirsi di stare bene.
Quando la terapia è di gruppo anche gli altri partecipanti funzionano come specchi che si aiutano a vicenda a guardarsi dentro, a recuperare un’autentica immagine di Sé e anche a capire come si appare agli occhi degli altri. È indicata a chi soffre di solitudine, e agli adolescenti che devono comunque trovare il modo di staccarsi dal gruppo familiare e di imparare a relazionarsi con il gruppo dei pari. Le persone cosi si confrontano con il coraggio di affrontare sè stessi, non scappando dall’immagine che lo specchio rimanda.
Necessità di attraversare la confusione emotiva per la crescita mentale
La persona col procedere dei colloqui, si accorge che nella seduta niente viene dato per scontato, ogni parola e silenzio viene accolta per favorire quei piccoli cambiamenti catastrofici che sono così preziosi perché generano cambiamenti di prospettiva, una crescita sul piano del pensiero e della vita emotiva. Va in crisi un assetto interno, di emozioni e pensieri che si erano “cicatrizzati”, favorendo quindi la comparsa di nuove emozioni e pensieri. La terapia va ad insidiare nella personale conoscenze certe,de-struttura un assetto mentale che non è più funzionale al soggetto, porta ad un rovesciamento del sistema e questo può dar luogo anche per un certo periodo a sentimenti di smarrimento, di disorientamento, che se tollerati potranno aprire la persona ad un nuovo assetto interno. Il cambiamento catastrofico può presentarsi attraverso una situazione emotiva molto intensa, un momento critico in cui si possono presentare sensazioni ipocondriache, somatizzazioni, disorientamento, inquietudine, indicativi di una turbolenza psicologica in atto che richiede una particolare attenzione da parte dello psicologo, il quale dinnanzi a questa turbolenza emotiva non si pone nel senso di evitarla, piuttosto cercherà di contenerla, sintonizzandosi sul vissuto emotivo della persona. L’attraversamento della confusione emotiva è ineludibile, essa è da ritenersi sempre qualcosa di intrinseco al processo per favorire una crescita emotiva, libidica e affettiva.
Dott. Pendenza Giovanni Psicologo Avezzano