La fobia è “un timore anormale, persistente, eccessivo e irrazionale, scatenato dalla presenza o anticipazione di un oggetto o situazione specifica”, tale risposta può evolvere in attacco di panico. Esiste un ampio spettro di fobie, alcunecomuni, altre rare ea prima vista bizzarre. Tra queste ci sono quelle associate alla pratica della donazione del sangue, a volte vere e proprie angosce che riducono le adesioni degli aspiranti donatori.C’è chi scappa, chi sviene, chi inizia a sudare senza controllo, chi soffre di nausee, di vertigini,e chi impallidisce.Ma di cosa parliamo?
-Belonefobia, paura dell’ago e di altri oggetti acuminati.
-Emofobia, paura del sangue;
-Traumatofobia, paura delle ferite.
Chi ne soffre può provare ansia anche in situazioni in cui non può entrare fisicamente in contatto con aghi, sangue e ferite, ma immagina di farloes. vedere in tv un prelievo, del sangue, una ferita.
L’abbinamento di queste fobie rende davvero complicato gestire le proprie reazioni: la paura può divenire così forte da far rifiutare interventi medici necessari per garantire una buona salute. E questo accade nella nostra epoca dove la medicina fa sempre maggiore uso di esami del sangue e di farmaci iniettabili. Rinunciare a controlli significa diminuire il valore della prevenzione, e aumentare la mortalità, basti pensare, per esempio, all’importanza per un diabetico del monitoraggio quotidiano del glucosio e all’iniezioni di insulina, non farlo significa rischiare la vita.
Cause
Le esperienze traumatiche nell’infanzia costituiscono il fondamento di queste paure; chi non ha sentito dirsi da piccolo: “chiamo il medico e ti faccio fare la puntura!”? La maggior parte delle persone acquisisce fobia dell’ago intorno ai quattro-sei anni. È probabile che lo sviluppo di tali fobie, abbiano avuto un fondamento nell’evoluzione umana, d’altronde migliaia di anni fa gli esseri umani evitavano meticolosamente di ferirsi; evitare di trafiggere la carne significava,in un’epoca dove la medicina non è quella attuale,avere maggiori possibilità di sopravvivenza.
Principali paure associate e come contrastarle:
Oggettivamente parlando, non ci sarebbe alcun motivo di temere rispetto alla donazione. La procedura dura pochi minuti, l’ago è leggermente più grande di quello utilizzato per il prelievo, ma causa al massimo un piccolo fastidio. Entriamo nel merito delle paure:
- La pauradell’ago e della puntura.È importante riferire esattamente quello che accade all’aspirante donatore: “l’ago è di calibro lievemente superiore, ma ciò nonostante il prelievo è un’operazione tranquilla”.
- Timore della vista del sangue.Sempre se pensiamo al valore evolutivo, il sangue è vitale ma anche pericoloso per i contagi e le infezioni. “Non c’è spargimento di sangue, può comunque girarsi ed evitare di guardare se le dà fastidio”.
- La mancanza di fiducia nell’equipe sanitaria. Il personale di assistenza ha generalmente grande esperienza e preparazione adatta ad intervenire nell’emergenza.
- C’è la paura di lipotimie o “svenimenti”. “starà allungato per un pò a riposarsi sul lettino dopo la donazione per favorire il normale adattamento pressorio, le consigliamo di bere un sorso d’acqua per ristabilire la perdita di liquidi avvenuta”.
- La paura per la propria integrità fisica.Il prelievo del sangue non deve essere in nessun caso dannoso per il donatore. La visita di ammissione, l’anamnesi, le indagini strumentali, costituiscono una valida garanzia. Prima di ogni prelievo si esegue regolarmente il controllo clinico e si determina il tasso di emoglobina nel sangue per escludere un eventuale stato di anemia. Il materiale strumentale è rigorosamente sterile e monouso.
- La paura di doversi sottoporre, una volta aderiti a un’associazione, a prelievi coercitivi. Così non è: le associazioni hanno il compito di “sollecitare” ma non imporre.
- Un altro timore è relativo all’ambiente ospedaliero in quanto evocatore di “stato malattia”.Pensare l’ospedale anche come luogo fisico deputato al rimedio della malattia.
Consigli
- Utilizzo di misure di distrazione, conversare con chi è nel posto, ascoltare musica, leggere;
- Condividere la paura;
- Non guardare la procedura;
- Respirare lentamente e profondamente;
- Farsi accompagnare da amici, magari donatori;
- Pensare che al massimo si prova fastidio, ma non dolore e per pochi minuti;
- Pensare a chi soffre e all’aiuto che si sta dando. Tutto verrà ridimensionato.
- Donando sanguesi regala una parte di sè, significativa ed importante, ogni regalo per avere valore deve costare un po’ di sacrificio.
Soluzioni
Esposizione: la terapia basata sull’esposizione implica una presentazione gerarchica dello stimolo temuto. Esempio: ci si inizia a sedersi nella sala d’attesa, poi si vede una siringa senza ago, poi una con ago, poi la si tiene tra le mani, fino a far toccare la punta con il braccio, e si conclude con il ricevimento dell’iniezione. L’esposizione deve essere di una durata sufficiente a far diminuire la paura. È una procedura in cui comunque la persona vive momenti di ansia, ma lo fa gradualmente.
Tensione Applicata: utilizzata per contrastare l’aumentato rischio di mostrare una risposta vasovagale (svenimento) durante la donazione.La risposta vasovagale è tipicamente descritta come bifase; si ha quindi un aumento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca seguita da una diminuzione eccessiva e improvvisa della pressione sanguigna e del battito cardiaco. La riduzione del flusso sanguigno cerebrale può comportare lo svenimento.In questi casi può essere applicata con successo la tensione muscolare. Gli individui sono istruiti a:
- irrigidire i muscoli (ad es. Addominali, gambe, braccia) per aumentare la pressione sanguigna e combattere la risposta vasovagale;
- riconoscere i segni prodromici di imminente sincope vasovagale (per es. Disturbi visivi, sensazione di vertigini);
- applicare la tecnica quando si verificano i segni prodromici.